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venerdì 22 marzo 2013

Il congiuntivo italiano è defunto


“Ogni volta che un italiano apre bocca, il congiuntivo muore”. L’Italia è la culla della letteratura: da Petrarca a Manzoni, da Dante a Primo levi. Ma non tutti hanno l’innata arte dell’eloquenza.
Sono infatti numerosi gli errori, sia a livello lessicale che grammaticale, che vengono commessi con sempre maggiore frequenza. I fattori che influiscono sono l’humus culturale, la società che ci circonda, il dialetto della terra natale e, soprattutto, l’uso continuo delle nuove tecnologie, dall’e-mail agli sms passando per le tante sessioni di chat che inducono, sempre più spesso, ad abbreviare le parole a causa della fretta di comunicare e dare così vita a successioni di lettere non riconosciute dalla lingua italiana.
Gli errori di questo tipo emergono soprattutto nei ragazzini che negli elaborati scritti scolastici commettono orrori – anziché errori – ortografici.



La lingua italiana nasce dalle trasformazioni subite dal latino. La lingua si divideva in lingua letteraria e lingua parlata, ossia il volgare. Quella che si diffuse maggiormente fu il latino volgare dal quale provengono le lingue chiamate neolatine o romanze. Originariamente, prima dell’unificazione d’Italia, nelle varie regioni la lingua parlata dal vulgus era il dialetto; Dante, come ci è noto, contribuì a creare un modello linguistico unificante. L’Italia è stata e rimane un paese multilingue.
Oggi circa il 30% della popolazione utilizza il dialetto sia in casa che sul posto di lavoro. Se l’uso del dialetto contribuisce ad essere parte integrante della cultura e delle tradizioni delle diverse regioni italiane, è pur vero che la lingua madre non va messa da parte.

Carla Lauricella Ninotta, Miriam Martoriello

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